Fanfiction di Luce

  1. Qualcosa di cui sparlare

    Tags
    FF Qualcosa di cui sparlare
    By Luce il 29 April 2024
     
    0 Comments   4 Views
    .
    QUALCOSA DI CUI SPARLARE

    1-17143831066690

    “Io voglio sapere perché devo sopportare questo terribile tanfo che tu osi chiamare profumo alla francese e mi propini da settimane!”
    Così parlava il Comandante Gandal alla legittima consorte in un mattino di mezza estate.
    “Sei tu che non capisci niente e sei totalmente privo gusto. Allora, visto che sei entrato sull’argomento delle lamentele, ti dico subito che da anni taccio sulle tue unghie mal tagliate e mal curate. Va bene non mettere lo smalto perché sei un uomo, ma sono brutte, sporche, incolte: è un bel castigo dover condividere lo stesso corpo, accidenti! Per oggi ti risparmio il tema vestiario, perché sono buona e anche perché si è fatta l’ora in cui di solito il nostro sovrano vuole parlarci.”

    Entrati nella sala comando, videro con stupore che la principessa Rubina era arrivata alla base lunare: strano, non ne sapevano niente, credevano fosse ancora in viaggio alla scoperta di pianeti sconosciuti e ricchi di materie prime da sottrarre.
    Sua Altezza stava seduta, no, quasi distesa sulla poltrona di velluto scarlatto, stanca e annoiata a morte di tutto e di tutti. Almeno questa fu la prima impressione che ricevettero.
    “Si può sapere cos’hai di preciso?” le domandò il padre con premura.
    “Cosa devo avere? Niente. Ho viaggiato per settimane senza concludere un accidente! E quando tornerò su Rubi, sentirai che musica! Sommosse, proteste, rivoluzioni… il popolo ha fame, sete e disperazioni varie. Non ne posso veramente più!” disse la ragazza con tono incolore, soffocando uno sbadiglio.

    “E’ un periodo di fermo anche qui: in realtà ci sarebbe molto da fare, ma questi collaboratori mi stanno facendo impazzire, non combinano niente di buono, fanno errori stupidi e sono tanto svogliati. Io dico che sto pensando seriamente di sostituirli tutti e quando dico tutti, non ne escludo nessuno.
    Lo sai che l’altra sera Gandal e consorte si sono divertiti a fare il sacco nel letto a Zuril?
    Sembravano regrediti allo stadio infantile, peggio, ridevano come dei cretini. Credevano io non li vedessi, come no, pensavano di farmi fesso… come quando la settimana scorsa, l’inappuntabile Ministro delle Scienze, alzatosi di buon mattino e in vena di esperimenti, ha messo una dose massiccia di sonnifero nel doppio cognac a Hydargos ingoiato a digiuno, perché voleva vedere se riusciva a procurargli un coma etilico.”
    Rubina non era affatto interessata all’argomento, tratteneva gli sbadigli a fatica, mentre con l’indice arrotolava distrattamente una ciocca di capelli e i suoi occhi senza espressione erano persi in un punto lontano.

    Zuril intanto, per dimostrare al sovrano di essere il più laborioso, serio ed efficiente, si presentò nella sala del trono con un pacco di fogli impilati raffiguranti le bozze di nuovi mostri da combattimento.
    Entrato senza guardare dove metteva i piedi, andò ad inciampare sulle gambe distese per quanto erano lunghe della principessa, cadendo in avanti e nella rovinosa caduta, i fogli si sparsero per tutta la sala.
    Rialzatosi non potè credere ai propri occhi: l’oggetto dei suoi sogni leciti e non era lì, in carne ed ossa, che magnifica sorpresa, come mai non ne sapeva niente?

    “M… ma che novità, non sapevo che ci stavate onorando con la vostra presenza: a cosa debbo questa gradevolissima visita inaspettata? Siete sempre molto bella, sapete? Oggi più di ieri, domani…”
    “Voi invece sembrate un ramarro in corsa, di quelli che sono raffigurati nelle spille decorative: sempre verde, sempre disgustoso, sempre antipatico, sempre...”
    “Abbiamo capito Rubina, pensiamo piuttosto a cosa fare adesso: dato che siamo ancora in estate, vuoi andare in vacanza da qualche parte? In quella rivista che stavi leggendo ci sono dei club con tanti giovani, tanto divertimento…” le disse suo padre.
    “Tanto tornaconto anche, perché è pieno di bellimbusti che ti fanno il filo per portarti subito a letto e prima dell’alba ti hanno già scaricato!” gli rispose gettando lontano il giornale.
    “Non occorre scendere nei dettagli, se questa cosa non va bene si troverà dell’altro”, le rispose il sovrano, alquanto imbarazzato dalla piega che stava prendendo la conversazione.

    “Ma… dove sono finite le caramelle tutti frutti, le mentine, le gomme che fanno i palloni più grossi dell’universo?” chiese la principessa, infilando una mano nel grande barattolo di cristallo che stava sul piccolo tavolo accanto al divano.
    “Non lo so. Devono averle mangiate Gandal e il comandante Zigra durante la riunione di ieri.”
    “Ingordi! Gli si cariassero tutti i denti, almeno”, borbottò lei mentre si alzava dalla poltrona.
    “Dove vai, Rubina?”
    “Nell’altra sala, perché?”
    “Sul tavolo deve esserci l’apparecchio per ascoltare la musica, portamelo. Spero che quella, mi possa distrarre dai pensieri di quei buoni a nulla”, borbottò il sire con malumore.

    La principessa entrò nella stanza adibita a studio, dove sempre si riunivano i Comandanti di Vega.
    Zuril, Gandal e Zigra erano impegnati in una discussione piuttosto accesa: all’apparire della ragazza, tacquero all’istante e fecero un breve e ossequioso inchino.

    “Scusate Altezza, se vi possiamo essere utili in qualche modo…” le chiesero gentilmente e in tono servile.
    Lei li fissò con occhi di brace, poi esordì con queste parole: “Voglio indietro tutte le caramelle che vi siete strafogati, brutti egoisti, ingordi e imbecilli!”
    “N… no… un momento… veramente… non è stata avidità e men che meno indelicatezza nei vostri confronti, principessa… è stato che… Per farla breve, Zigra soffre di diabete e ha avuto un forte calo di insulina: stava per svenire e quei dolci gli sono stati provvidenziali”, le disse Zuril con deferenza e tono stucchevole.
    “Va bene, ho capito. Adesso voglio lo stereo, dov’è? O avete ingoiato anche quello per via dell’insulina?” lo aggredì lei molto scocciata, le mani sui fianchi e tono al limite dell’esasperazione.
    Senza muoversi dal centro della stanza dove si trovava, con lo sguardo fissò ogni particolare e finalmente lo vide.
    “Ah, eccolo lì! E ti pareva! Sta sotto la gigantesca zampaccia verde di Zuril, sfido io che non lo vedevo! Leva quella manaccia, non è mica roba tua, cosa credi?”
    Lui si spostò subito come colpito dalla scossa elettrica. La ragazza prese lo stereo con modi diretti e spicci, poi corse nella Sala del Trono.
    “Eccolo qua. Che canale sintonizzo?”
    “Dentro ci deve essere un disco con musica da camera: accendi, è quel che ci vuole in un momento come questo”, le rispose il padre in tono laconico.
    Rubina premette il tasto e subito una tenue melodia si sparse nella sala. Dopo alcuni minuti di musica soft, si udirono chiare e distinte delle voci. Erano quelle dei tre comandanti!
    “Sono qui da due giorni e già stufo… ma insomma, questo Re Vega, chi si crede mai di essere? Se non gli va bene ciò che facciamo, che si arrangi da solo una dannata volta! Si metta al lavoro di buona lena e fabbrichi mostri con le sue stesse mani: così lo vede quanto è difficile!” diceva Zigra con tono tra l’annoiato e il saccente.
    “A te va alla grande! Come credi ce la passiamo noi, sempre ai suoi ordini, servirlo e riverirlo da anni, rischiare la pelle, essere presi a male parole ogni volta dopo una sconfitta o anche soltanto perché si è svegliato con la luna di traverso?” aggiunse Gandal con tono amaro.
    “E quando elaboro una buona idea, mai che abbia un aumento di grado! Brava, complimenti, come farei senza di voi, siete la più brava… ma alla fine, detto in soldoni, io ne esco sempre male”, dichiarò Lady Gandal con voce e tono molto aspri.

    “Non avete mai pensato ad andarvene? Cercare un’altra galassia come base e mettervi in proprio? Anche perché, scusate, lui è un re, ma appunto solo un re, nel senso che non possiede la tecnologia, la scienza, le armi. Senza voi collaboratori è meno di niente. Rubate di nascosto le formule segrete, il materiale e i mostri… e dopo sarete in grado di attaccare tutti i pianeti che vi pare. Così l’utile rimarrà a voi soli: non che si pappi tutto lui senza muovere un dito e nulla rischiare, e alla fine rimangono a voi solo le briciole come contentino”, ragionò Zigra a braccia conserte.
    “E’ vero!!!” dissero gli altri in coro. “Non ci avevamo mai pensato. Lui è solo un gran pallone gonfiato! Anzi, tra poco scoppia da tanto è gonfio… perché non proviamo a forarlo con un ago? Si sgonfierà di botto come quei palloni colorati che si vedono nelle fiere terrestri.”
    A quella battuta di Zuril, scoppiarono tutti a ridere a crepapelle… e continuarono a sganasciarsi per molti minuti.

    Nella sala del trono, re Vega e Rubina ascoltarono quella lunga conversazione che inavvertitamente era stata registrata: molto probabilmente, qualcuno aveva spinto un tasto senza rendersene conto e adesso, i discorsi volgari di quei miserabili erano arrivati alle orecchie dei sovrani.
    Re Vega era tutto un fremito, si era alzato dal trono e buttava a terra tutto ciò che stava sulla scrivania.
    Non parlava, ma la sua espressione gridava una prossima e feroce vendetta per quei disgraziati infami traditori, ingrati, falsi, ipocriti e bugiardi che a parole lo lisciavano e ossequiavano, mentre dietro lo riducevano in briciole di polvere cosmica.

    Rubina, con un gesto della mano fece segno al padre di buttarsela dietro, poi prese le sue cose e si avviò verso l’uscita.
    Prima di andarsene, si voltò per dire: “Non badarci, non ne vale la pena. Sono sicura che ben presto avrai l’occasione per fargliela pagare. Io vado, ci sentiamo al più tardi domani.”
    “Non la passeranno liscia, te lo dico io! E non ho intenzione di aspettare” disse il re, schiumando rabbia.
    “Va bene, ma tieni d’occhio la pressione, lo sai che è soggetta a sbalzi e questo ti fa male.”

    La principessa uscì, ma dopo alcuni istanti rientrò perché aveva dimenticato qualcosa.
    “Oh, che sbadata! Ho lasciato qui la borsa con tutti i telecomandi: senza questi non vado da nessuna parte.”
    Afferrò la borsa, ma poi si arrestò un attimo per ascoltare la conversazione registrata… c’era qualcosa che aveva catturato la sua attenzione.

    “… da anni il re non ha più uno straccio di donna… chi vuoi che se lo pigli! E’ un mostro, sta finendo in miseria, ed è sempre stato pieno di corna. Mica è sua figlia quella, lo sanno anche i muri!”, diceva in tono sguaiato Lady Gandal. Il consorte fu svelto ad afferrare la palla al balzo e continuò: “la principessa è bella, ma giusto quello, per il resto non ha niente.”
    “Lei vorrebbe fare un buon matrimonio, ma poverina, è così cheap che nessuno la vuole. Capirai, con quel genitore avido e sanguinario fin nel midollo, i suoi trascorsi sentimentali, la scarsa cultura ed educazione, fanno il resto. Quella lieve e superficiale patina di nobiltà che si porta addosso, non basta certo a renderla chic e raffinata come il suo titolo richiede”, lo interruppe la donna, infierendo con gusto perfido.
    Zuril intervenne tempestivamente. “Un momento, Rubina è davvero strepitosa e scommetto tre formazioni di minidischi che entro l’anno riuscirò a sedurla.”
    Seguì un coro di fischi e parole derisorie: “Ma quando mai? Non ne hai avuto abbastanza dei no che ti ha sempre detto e delle terribili figuracce che ne sono seguite? Lascia perdere, va!”
    “Un momento”, interruppe lo scienziato con tono serio: “Non ho ancora messo in pratica l’ultimo dispositivo di condizionamento mentale da me inventato. E’ un sistema imbattibile! Devo solo perfezionare le ultime cose e ne vedrete delle belle! Mi cadrà ai piedi e mi supplicherà di tenerla sempre con me” disse lui a voce alta scandendo bene le sillabe.
    “Se lo dici tu… può essere…” rispose Zigra poco convinto.

    Nella sala, Rubina ascoltava tutto e manteneva sul viso un’espressione impenetrabile.
    Suo padre la fissava preoccupato, mentre la rabbia saliva a picchi altissimi.
    Con gesti febbrili, la ragazza frugò nella borsetta, estrasse una piccola bottiglia piena di liquido e la porse al padre.
    “Lo sai cos’è questo?” Lui negò col capo.
    “Una piccola dose di vegatron super concentrato; nel lungo viaggio che ho fatto, sono riuscita a recuperarlo e mi sono detta che sarebbe servito per le emergenze. L’emergenza c’è, e si tratta di quei bastardi traditori!” gli disse con sguardo incandescente.
    “Non ho bisogno di spiegarti la modalità. Farai tutto questa notte, quando ognuno sarà nel mondo dei sogni… gli ultimi sogni d’oro per loro…”.

    “Torna pure su Rubi, che qui ci penso io. Fai buon viaggio cara, ci sentiamo domani.”


    FINE
      Share  
     
    .